L'anello dell'incantesimo by Lois Mcmaster Bujold

L'anello dell'incantesimo by Lois Mcmaster Bujold

autore:Lois Mcmaster Bujold
La lingua: ita
Format: mobi, epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Nel sentir scattare il chiavistello, i Losimoniani si affrettarono poi ad allontanarsi con sollievo dalla porta, mentre il folle continuava ad aggredirla e a emettere i suoi inarticolati stridii da pipistrello, fermandosi solo per mettersi a girare in cerchio nella cella scrollando tutto il corpo come se fosse stato davvero un pipistrello che sbatteva le ali. Era una scena assurda, ma Thur non la trovò divertente, perché le lacrime solcavano il volto angosciato di quell’uomo, mentre lui emetteva le sue strane strida, e ogni suo respiro rantolava nella gola escoriata.

– Volerò. Volerò. Volerò…

Alla fine, smise di gridare e si accoccolò pesantemente per terra, piangente ed esausto.

– Chi è quel poveretto? – sussurrò Thur, fissando l’uomo attraverso le sbarre.

– Ser Pia, il castellano del defunto duca – spiegò con una scrollata di spalle il sergente, che stava ancora riprendendo fiato. – Credo che il combattimento e lo spargimento di sangue gli abbiano fatto dare di volta il cervello. Ti garantisco che non gli va affatto a genio di essere rinchiuso nella sua stessa prigione.

– Il problema è che non resta rinchiuso – borbottò il suo compagno più giovane. – Come fa a uscire? Vitelli giura che non c’è traccia di magia sulla serratura.

Alla menzione del nome del segretario, gli occhi del prigioniero ebbero un bagliore, e il suo sguardo scarlatto, lucido e malevolo incrociò quello sorpreso di Thur, prima che l’uomo tornasse ad abbassarlo e riprendesse a borbottare. Era davvero pazzo, o stava solo fingendo? O forse era pazzo e insieme lucido… uno strano pensiero. Non c’era da meravigliarsi che lo tenessero isolato, anche se la prigione era tanto affollata.

Thur esaminò la porta della prigione. Le sbarre erano ben oliate, libere da ruggine o corrosione, e i cardini incassati in profondità nella roccia apparivano solidi. A titolo di esperimento, provò a battere sulle lunghe sbarre verticali, ma tutte emisero un suono normale, senza rivelare spazi cavi che permettessero loro di scivolare. Non era un fabbro, ma a suo parere anche la serratura non aveva nulla che non andasse.

– Abbiamo già fatto tutte queste cose – commentò in tono impaziente la guardia con la lanterna.

– Lo avete perquisito alla ricerca di una chiave? Avete perquisito la cella?

– Lo abbiamo spogliato completamente. Due volte.

– Spogliato. Uhm… non credo che lui possa aver… cioè, avete… – annaspò Thur.

– No, non si è infilato una chiave su per il posteriore – terminò per lui il sergente, con asciutto divertimento, – e non l’ha neppure inghiottita per poi vomitarla in seguito – aggiunse, e Thur decise di non chiedere come facesse a saperlo, mentre lui concludeva: – A quanto pare, qualcuno lo dovrà sorvegliare giorno e notte.

– Io devo andare a prendere il pasto dei prigionieri – si affrettò a schermirsi la guardia più giovane.

– Hai paura dei ragni? – lo derise il compagno. – O dei ratti? Nelle prigioni di Genova ce li siamo mangiati, arrostiti.

– E senza dubbio avrete fritto i ragni con aglio e grasso per ruote – ribatté in tono piccato il suo compagno.



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